L’acuto scandaglio dell’universo muliebre pare essere il tratto distintivo della pittura di Graziella Paolini Parlagreco.
Volti di fanciulle belle e misteriose e sensualissimi corpi di donne popolano infatti le opere dell’artista catanese, offrendo le molteplici sfaccettature d’un immaginario esclusivamente dedito all’attenta analisi della dimensione femminile.
Forte d’una spiccata dote d’empatia, la Paolini Parlagreco declina le tante sfumature di cui è capace la psiche dell’altra “metà del cielo”, incarnandole in altrettante fisionomie e corporeità dal sembiante tanto aggraziato quanto impenetrabile.
Talora ritratte in un’armonica parcellizzazione somatica che ne esalta il fascino sensuale, talaltra in una sorta di “fermo immagine” incentrato sull’arcana suadenza dei visi belli e levigati (resi ulteriormente “irraggiungibili” da ampi cappelli che ne velano le delicate fattezze), le donne della Paolini Parlagreco costituiscono pertanto un credibile ed ampio “casellario” di tipi femminili, scandito con puntuale efficacia e congruità psico-somatica.
La liquida leggerezza dell’acquarello (qualitativamente steso sulla corposa carta Conti di Acireale), il sobrio linearismo delle matite colorate, la timbrica vivace dei pastelli o l’incisività segnica dell’acquaforte sono gli strumenti tecnici di questa articolata narrazione, il cui lessico “visuale” – dichiaratamente figurativo – si dispiega fluidamente, senza incorrere in incertezze, cadute o balbettii.
Un racconto per immagini, questo dell’artista catanese, in grado di affabulare l’osservatore, irretendolo in un intreccio inestricabile di sottili “affetti” e di armonica beltà.
Salvo Ferlito
RECENSIONI: Guida Città “Giornale di Sicilia” 10, 14, 15, 18 febbraio 2006; “Lapis” n. 140; Salvo Ferlito “Pittorica.it” febbraio 2006; Adele Cera “Sicilia Tempo” marzo 2006.