Grazia Cianetti creò me e i miei fratelli. Poi le farfalle, gli uccelli, i gatti e tutti gli altri animali. Stoffe anni ’60. Vivaci. Figli, farfalle, uccelli, gatti e animali non riuscivano a stare fermi sulle pareti. Saltavano dal salotto alla camera da letto, dal corridoio all’ingresso e dall’ingresso uscivano fuori. Finivano nelle case di parenti e amici. Mi dispiaceva che tutti gli animali di casa ci lasciassero. Anche perchè le stoffe le avevo scoperte io. Raccontai che me le avevano regalate. Invece le avevo rubate in fondo a una discesa, un posteggio tra via Leopardi e via Giusti, quando facevo razzie audaci nella città degli adulti. Enormi campionari di tessuti. Abbandonati, credo. Oppure semplicemente posteggiati, in attesa. Li avevo trascinati rapidamente con sistemi di corde sino a casa, in via Veneto. Speravo potesse venirne fuori qualcosa. Soldi. Invece no. Mia madre si mise le mani ai capelli. Ma non poteva perdere tempo a inseguirmi per casa. C’erano i gemelli piccoli che vomitavano a turno, poi sarebbe arrivata mia sorella. È cresciuta tra le stoffe. Nelle tregue che io e i gemelli le concedevamo, la sistemava tra le pezze. Mia sorella faceva cappellini che le scivolavano sulla testa. E mia madre faceva animali. Ogni tanto lasciavo truffe e rapine da cortile per controllare cosa stesse combinando. Un’ala di farfalla mi guardava con due occhi rosa follia, un becco azzurro di pappagallo parlante, la coda a sbuffi di vapore di un gatto persiano, il muso di raso di un cavallo arabo. Cambiammo casa. Traslocammo all’alba. E accanto alle scatole dei libri e dei figli, c’era anche quella delle stoffe. Ormai erano di famiglia. A casa nuova, dal momento che tutti gli animali ci abbandonavano, mia madre prese due gatti. Veri. Dormivano, giocavano e facevano le fusa tra le pezze. Quei gatti stavano attenti alle mani di mia madre. L’accompagnavano, consapevoli, nel tempo sospeso dei collage, un tempo impermeabile ai figli, apparteneva solo a lei e ai gatti, tempo di forbici e di silenzio. La spiavamo gelosi. Che fa mamma? Un ricciolo capriccio di prima comunione, i baffi pettinati di un trisavolo al bagno, le ghette gialle da passeggio per gite fuori porta, il cappello con le piume di una sciantosa. Mia madre è intervenuta nella disattenzione di Dio con un angolino delle sue stoffe ad aggiungere stupore alla gratitudine del mondo. […]
Giosuè Calaciura
CATALOGO: Elledizioni, collana “Tasselli 1”, pp. 20, illustrazioni 14
PRESENTAZIONE: Giosuè Calaciura
RECENSIONI: “La Repubblica” Gli Appuntamenti 5 dicembre 2003; “Giornale di Sicilia” Guida Città 5 dicembre 2003; Salvatore Rizzo “Giornale di Sicilia” 6 dicembre 2003.