Sarah Miatt potrebbe essere considerata una cittadina del mondo: nata ad Amburgo, da genitori inglesi, ha trascorso l’infanzia e la giovinezza in Inghilterra, ha viaggiato e si è soffermata per lunghi periodi in Olanda, Grecia e India per poi finalmente lasciare la sua madrepatria e trasferirsi in Toscana. Ma la sua produzione artistica è impregnata di dettagli di luoghi che non ha mai visto, di incontri mai avvenuti e di oggetti irrevocabilmente separati dal loro contesto. Di essi permane solo una polvere archeologica, frammenti di memoria, vestigia di un passato che Sarah riesce a riportare in vita attraverso la sua arte.
È profondo il suo interesse per le antiche civiltà, fortissima l’attrazione verso i miti, le migrazioni e i grandi viaggi della storia che sono alla base della nostra cultura. Ma ciò che più la ispira è il non aver visto e vissuto il passato.
Sarah Miatt è quindi libera di congetturare, di inventare e di immaginare i lunghi viaggi degli Etruschi, gli attraversamenti incrociati del Mediterraneo, popolando il suo mondo artistico di frammenti e reperti archeologici.
Così un elmetto etrusco non è più soltanto un oggetto, ma piuttosto un simbolo del trascorrere del tempo, di quella umanità e quello spirito, che si celano dietro un’armatura.
I suoi paesaggi sono come pervasi dall’ aria, elemento invisibile di un mondo visibile. Miatt dipinge un presente animato da esseri mai conosciuti, da animali e uccelli che hanno attraversato soltanto i boschi della sua fantasia.
La nostra autrice ama la natura essenziale del legno, dei metalli e della terra, che inserisce nei suoi collages, cogliendo l’essenza poetica della loro sopravvivenza, della loro forza ed al tempo stesso della loro fragilità.
Nei suoi lavori si fondono in una sintesi viva e vibrante la tradizione inglese dell’arte grafica, da Hogarth a Hockey, e quella mediterranea del colore. Le punte-secche a volte nascono come opere compiute, ma spesso diventano la base di partenza per creare un dipinto o un collage.
Il colore è la sua metafora del paesaggio e della terra , mentre la linea è la sua metafora della storia: l’incrocio di questi concetti, fondanti la sua produzione artistica, costituisce la sua peculiare rappresentazione dell’infinito trascorrere del tempo, delle origini che ritornano all’uomo in un continuo rimando di segni della memoria che, nell’arte di Sarah, a volte si stemperano nel sogno, producendo magiche visioni.
Peter Bartlett
PRESENTAZIONE: Peter Bartlett
RECENSIONI: “La Repubblica” 21 giugno 2006; “Giornale di Sicilia” Guida Città 21 giugno, 4 luglio 2006; Mario Cappelli “Culturalweb.it” 3 luglio 2006; Roberto Latino www.arte.go.it giugno 2006; Aldo Gerbino “Gazzetta del Sud” 31 luglio 2006.